domenica 22 giugno 2014

Digital


Digital – Joy Division, A factory sample, 1978.

La vigilia di Natale del 1978 usciva nei negozi di dischi inglesi l' EP “A factory sample”. Per chi non lo sapesse, l' EP era un formato più lungo di un singolo ma più corto di un normale LP (essendo la fine degli anni '70, si parla di vinili).
“A factory sample” era composto da due 45 giri su cui erano incisi brani di 4 band differenti, sul lato A del primo disco aprivano la raccolta i Joy Division con le canzoni “Digital” e “Glass”.

Se avete uno di questi, avete un piccolo tesoro di circa 200 euro


Di Digital voglio parlare, una delle ultime canzoni simil punk composte dai Joy Division prima che inventassero il suono dark per cui tutti li ricordano. Digital è anche l'ultima canzone suonata in pubblico dai Joy Division, il 2 maggio 1981 durante un concerto alla Birmingham University.
Come già accennato, Digital ha una sonorità non molto distante dal punk che caratterizza i Joy Division degli esordi, tuttavia il testo per quanto di difficile interpretazione è sicuramente Dark. Il titolo della canzone sembra che non sia legato direttamente al testo, ma che derivi dal fatto che fu registrata usando il “digital delay”, un effetto molto comune oggi ma all'epoca all'avanguardia.
Digital oltre ad essere nell'introvabile “A factory sample”, è stata inserita nelle raccolte “substance”, “Heart and soul” e “Still”.
La canzone è stata usata dalla BBC per presentare i mondiali di rugby del 2005, ed è stata inserita nel videogioco di calcio FIFA 2006.

TESTO ORIGINALE:

Digital

Feel it closing in,
Feel it closing in,
The fear of whom I call,
Every time I call,
I feel it closing in,
I feel it closing in,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out.

I feel it closing in,
As patterns seem to form.
I feel it cold and warm.
The shadows start to fall.
I feel it closing in,
I feel it closing in,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out,
Day in, day out.

I'd have the world around,
To see just whatever happens,
Stood by the door alone,
And then it's fade away.
I see you fade away.
Don't ever fade away.
I need you here today.
Don't ever fade away.
Don't ever fade away.
Don't ever fade away.
Don't ever fade away.
Fade away. Fade away.
Fade away. Fade away.
Fade away. Fade away.
Fade away.

- - -

 

TESTO TRADOTTO:

Digitale

Sento che si avvicina,
Sento che si avvicina,
La paura di chi chiamo,
Ogni volta che io chiamo,
Sento che si avvicina,
Sento che si avvicina,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno.

Sento che si avvicina,
Come uno schema che sembra prendere forma.
Lo sento freddo e caldo.
Le ombre iniziano a cadere.
Sento che si avvicina,
Sento che si avvicina,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno,
Giorno dopo giorno.

Vorrei il mondo intorno,
Solo per vedere tutto quel che accade,
Scaricato da solo davanti alla porta,
E allora è svanito.
Ti vedo svanire.
Non devi mai svanire.
Ho bisogno di te qui oggi.
Non devi mai svanire.
Non devi mai svanire.
Non devi mai svanire.
Non devi mai svanire.
Svanire. Svanire.
Svanire. Svanire.
Svanire. Svanire.
Svanire.

- - -

E' difficile dire di cosa parli con esattezza questa canzone. In molti legano il testo al malessere del cantante Ian Curtis, alla sua epilessia e al finale suicidio. Questa interpretazione però è probabilmente errata, quando la canzone fu scritta a Curtis non era ancora stata diagnosticata la malattia e in generale sembra che fosse in un buon stato d'animo.
Altri vedono nel testo la paranoia causata della ripetitività imposta dal mondo del lavoro. Si sa che all'epoca Curtis, ancora lontano dal successo, per vivere svolgeva vari lavori che non amava particolarmente. Questo renderebbe più plausibile tale interpretazione, nel ritornello “Day in, day out” si identificherebbe il tran tran quotidiano, sempre uguale e noioso.
Ma sono solo supposizioni, solo Ian sapeva in realtà a cosa si riferiva e non c'è modo di avere una interpretazione sicura.
Una nota alla traduzione: “Day in, day out” talvolta viene erroneamente tradotto con “un giorno si, un giorno no”. Per quanto a livello letterale forse può anche essere calzante, la frase è un modo di dire che in italiano significa “giorno dopo giorno”.


4 commenti:

  1. Non penso che si riferisse al mondo del lavoro,non penso che abbia scritto a causa della malattia o della depressione. Penso sia frutto di una manifestazione della sua sensibilità artistica:il "day in day out" urlato con sofferenza e rabbia (come il "Don't ever fade away") è volontariamente enfatizzato. Questa canzone è una "descrizione" dapprima che diventa "preghiera" nel finale. Descrizione di cosa? Della sua psiche,del suo spirito,del suo "essere" nel mondo. Possibile che chiami se stesso? Io credo di si. Credo che richiami la sua parte caotica,artistica,pura,per sopportare una realtà che di caos arte e purezza può farne anche a meno. E lo sapeva Ian Curtis,eccome se lo sapeva,e non poteva che provare rabbia artistica. Indi per cui la "preghiera". Riferita a cosa? Riferita a se stesso. Al suo spirito. Alla propria purezza. Esternazione un po' rassegnata della propria rabbia,che diventa supplica,anch'essa rassegnata. Grande artista,affatto banale.

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    1. Sicuramente grande artista e sicuramente tormentato, non solo per la malattia che tutti ricordano ma anche, credo, per quella sensibilità tipica degli animi artistici. I testi di Ian Curtis sono spesso difficili da interpretare, proprio perchè sono più simli a poesie che a testi di canzoni. Grazie per la tua interpretazione, anch'essa, tutt'altro che banale.

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  2. Credo che semplicemente il "senso" di Digital sia (come nel testo si puo ben leggere) la pecezione della lotta fra digitale e analogico che di certo non nasce negli anni 70 ma che il punk aveva cercato di farne evidente la sua la recrudescenza che in quegli anni tornava a farsi sentire forte. Il digitale è un nemico subdolo.

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    1. L'analogico è caldo e umano, il digitale è fredda perfezione. Non so se in quegli anni davvero cominciassero già a sentire questa differenza, il digitale era appena agli esordi ma un animo sensibile come quello di Curtis potrebbe aver visto più avanti dei suoi tempi.
      Essendo io un forte sostenitore dell'analogico, non posso che apprezzare la tua interpretazione.

      Grazie del contributo!

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